giovedì 17 febbraio 2005

Narrazione-emozione-nozione (due)

A proposito di Fenoglio. Come al solito, se vuoi leggere il passato - e forse anche il presente – in modo non schematico devi rivolgerti alla Grande Scrittura. Non uso la parola Letteratura perché non mi piace, sa di Liceo Classico e di Facoltà di Lettere. Qui, in questo modesto blog, si aborre sia l’uno che l’altra. Solo la grande scrittura (anche forse la grande storia) sa narrare la complessità e la contraddizione che si annidano fatalmente in ogni realtà, in ogni accadimento, alla faccia dei giorgibocca, dei giampaolipansa, degli ernestigallidellaloggia, dei marcelliveneziani, eccetera. Paura e odio e ferocia, così come le leggi nel Partigiano Johnny, e i lunghi periodi di noia, stasi e fatica, la confusione di quegli anni, le incertezze, il dolore, il panico. Questo tra l’altro avvalora la tesi del post precedente e cioè che è la narrazione, in quanto produttrice di emozione, il veicolo più efficace per la trasmissione di nozioni, storiche e non. Dunque la sequenza, come forse sa bene il più infimo editor pubblicitario, sarebbe: narrazione-emozione-nozione, come una sorta di super-conduttore di informazione, rispetto alle modalità non narrative. Dunque l’antidoto alle lavande mentali sempre più frequenti in questa nostra contemporaneità, sta (ovviamente & come al solito) nella cultura e nei suoi “prodotti di eccellenza”, che però sono (ovviamente & come al solito) alla portata di pochi, anzi ormai di pochissimi, ché ormai se ne fottono anche gran parte di quelli che teoricamente vi avrebbero facile accesso. Conseguenza di ciò è che anche la cosiddetta Classe Dirigente del Paese si imbufalisce sempre di più, perdendo memoria storica, capacità di distinguere, sottigliezza, eccetera. Solo così ti spieghi come mai, di fronte alla proposta di mettere fuori legge l’emblema della Falce e Martello (in quanto simmetrico e reciproco della Svastica, pensa tu), nessuno abbia la capacità di mandare i proponenti elegantemente affanculo.

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