giovedì 7 aprile 2005

Formaldeide

Ma mano che passavano i giorni il Corpo si appiattiva sempre più e sembrava sprofondare nel Catafalco, come se, da un’esistenza che era stata tridimensionale, avesse deciso di passare ad uno stato a due sole dimensioni, di rinunciare al volume per disegnarsi là sopra come il bassorilievo consunto di una tomba incassata in un pavimento medievale. Questo fenomeno accentuava la prominenza dei Sacri Piedi del Beato che, chiusi in rigide scarpe cardinalizie – delle quali tutti notarono la suola un po’ consunta, umanissima, dunque scarpe già portate, forse persino comode –, spiccavano invece verso l’alto, solo un po’ divaricati dalla torsione della forza di gravità, che sembrava voler risucchiare per intero la Mummia e riprendersela, per inglobarla di nuovo nella sostanza del suo Pianeta di provenienza, ormai in prevalenza composta da rifiuti organici della Specie Umana.
Queste scarpe, che avresti detto vuote oppure riempite da forme di legno di pero, si proiettavano orgogliosamente verso la volta immensa della Basilica Universale, verso la Cupola Mondiale Indiscutibile, sotto la quale era posto il Feretro. Folle inarrestabili, immense, sofferenti per le lunghe giornate passate in attesa, all’interno delle quali avvenivano nascite e morti, e malattie, svenimenti, persino copule, premeva contro le pareti del Tempio Primo, minacciando di sfondarle. La Città (Sacra & Eterna) ne era ormai completamente invasa, le strade ricolme, sin negli ambiti più remoti e nascosti. La situazione era tale che tecnici esperti stavano già pensando, in mancanza di altra soluzione, di annegare la folla dei credenti in una grande colata di cemento, sulla quale stendere poi un nuovo manto stradale, più alto di un paio di metri. I più deboli, i vecchi, le donne e i bambini che restavano schiacciati e calpestati, venivano abbandonati e dimenticati ai lati della fiumana, oppure espulsi e rifiutati. Si diceva che qualche bimbo particolarmente grasso fosse stato sottratto alla madre e furtivamente divorato da fedeli allo stremo delle forze e il sangue bevuto in bicchieri di plastica. Ma era solo una diceria messa in giro ad arte da infiltrati di sette atee, diaboliche e comuniste. Di notte, quando le grandi Porte Sacre del Tempio Assoluto erano chiuse – Porte sulle quali erano scolpite le Storie Antiche del Libro – dai sotterranei dell’immenso edificio - grande al punto che qualcuno era convinto fosse piuttosto una montagna scolpita, un massiccio montuoso, una catena di gigantesche sfingi naturali modellate da secoli di oscuro lavoro umano – uscivano furtivi, coi loro strumenti lucidi e complicati, con siringhe di acciaio e pompe e tubi di materiali misteriosi, i Conservatori e gli addetti alla Sacra Mummia. Per tutta la notte questa squadre venivano lasciate lì, a lavorare indisturbate sotto la volta buia e infinita della Basilica e nel silenzio pieno di rimbombi degli altari e dei baldacchini, tra le lontane luci dei milioni di candele, tra le statue lucide e gigantesche che si protendevano nell’ombra da nicchie e absidi e transetti ricoperti di intricate, infinite, incomprensibili volute d’oro. Si affaccendavano per ore e ore, bisbigliando nel ronzio dei refrigeratori celati sotto il Catafalco, attorno alla Mummia del Beato, cercando in tutti i modi di restituirle la perduta tridimensionalità: fleboclisi di formaldeide, insufflaggi di gas rari, infiltrazioni di plastica espandibile, impacchi conservanti, laccature di resine e di coppali invisibili, riempitivi aromatici e preziosi, coloranti E22, E37 e il più terribile, il K317 (che faceva quasi risuscitare i morti), proveniente da una lontana capitale del nord, dove in un mausoleo piramidale si conservava la mummia di un capo morto da quasi cento anni. La Mummia del beato resistette così, sdraiata sul suo Catafalco, per anni ed anni, finché tutti gli uomini e le donne della Terra non furono costretti, uno ad uno, dai loro governanti – nessuno escluso, perché tutti erano ormai diretta espressione di occulte oligarchie planetarie – ad renderle omaggio. Si organizzarono e si intrapresero lunghi pellegrinaggi obbligatori, durante i quali molti morirono per i tanti, e spesso terribili, disagi. Alla fine, quando anche l’ultimo umano si fu prostrato alla base del Catafalco, si dice che un uomo molto potente, ma dal potere completamente occulto, confidasse ai suoi pochi intimi: forse sarebbe meglio che ciascun uomo torni qui un’altra volta. E poi un’altra ancora. E così via. Non vorrei che la Fede nel Beato si affievolisse, che ci si distraesse troppo dall’Evento e si pensasse ad altro.

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