mercoledì 11 maggio 2005

Io sto con Shylock

Insomma lo ribadisco: io sto con Shylock, l’ebreo del Mercante di Venezia. L’ho detto e ridetto nel post sul massetere di Perkins, in cui trattavasi vagamente di attori, americani e francesi. Mi auguro che esista almeno un altro Universo che differisce da questo solo perché nel Mercante di Venezia, scritto dallo Shakespeare di quello spazio tempo, il vecchio Shylock vince e si prende la sua vendetta. In un altro Universo ancora, Shylock con spregio, dopo aver ridotto Antonio ad implorarlo in ginocchio di salvargli la vita, lo lascia andare e rinuncia pure ai soldi. L’odioso Antonio, che appartiene come Bassanio alla casta dei dominanti e tuttavia si prende la briga di sputare addosso agli ebrei non appena li incontra - salvo poi chiedere loro, come se niente fosse, denaro in prestito - si merita in pieno che gli venga estratto il cuore con un coltello da cucina. Aggiungo che sono sempre stato contrario all’attore Geremiairons, che non sopporto e del quale salvo solo l’interpretazione dei gemelli in Inseparabili, di Cronenberg. Nel primo universo potrebbe andare così: il dramma di Shakespeare prende una piega splatter e Shylock immerge il coltello nel petto di Antonio, estrae il suo cuore e lo addenta seduta stante, lanciando un mugolio, un sospiro profondo di soddisfazione. Al che, l’altro vacuo coglione, Bassanio, gli si avventa al collo e tenta di strozzarlo. L’ebreo, soffocando, gli sputa il cuore di Antonio sulla faccia. Armigeri li dividono. Finisce con Shylock che se ne va a casa vittorioso, canticchiando e forbendosi la bocca dal sangue. Mentre scende lo scalone di Palazzo Ducale, accenna passi di una buffa danza pagana. La figlia Gessica lo abbraccia sulla porta di casa. Il finale del secondo Universo è meno interessante e più politicamente corretto. La pièce assume un andazzo politico de denuncia, in Palazzo Ducale si accende il dibattito. Antonio e Bassanio prendono coscienza dell’oppressione del popolo ebreo e, alla testa di un manipolo di giovani veneziani evoluti, corrono ad abbattere le mura del Ghetto. Non prima di aver preso coscienza anche della loro omosessualità. E non prima di essersi fatti unire in matrimonio dal Doge. Porzia ci resta male e ripensa al bel moro col turbante cui ha rinunciato per Bassanio, mentre se ne torna in gondola al suo improbabile palazzo tra le colline. In laguna non ci sono colline, ma in quell’Universo sì, cosa che rende il film (in quell’Universo) molto più plausibile. Essendo notoriamente infiniti gli Universi possibili, esistono infinite varianti del Mercante di Venezia, così come esistono infiniti Universi senza Shakespeare, senza al Pacino, eccetera. E senza Geremiairons, senza Pispole & senza Tash. Forse è bene che prenda in mano il testo del Mercante, che non ho mai letto.

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