martedì 15 giugno 2010

La tele-visione in HD

Ho preso Sky ad alta definizione. Sulle prime ne ero restato affascinato, un anno fa da Trony, guardando un promo che andava a loop su un televisore gigantesco da un miliardo di euri. È televisione iper-realista, pensai. Poi pensai, Non mi piace, ma mi piace. Io amo il cinema, Sky fa una programmazione cinematografica schifosa, ma un po’ di qualità filtra lo stesso, non c’è molta scelta, ma qualcosa di vedibile passa. Su questa non qualità delle pay-tv ci sarebbe da riflettere. Anche qui spadroneggia la cultura di merda dell’immenso et dominante Ceto Medio nostrano: si veda su Sky il canale dedicato al cinema italiano che trasmette esclusivamente gli esempi peggiori della ripugnante commedia all’italiana, più un po’ di Totò, più parecchi film di cosce primi Ottanta, pierini, poliziotteschi, eccetera.
Tralascio questa questione perché voglio parlare dell’alta definizione. La prima cosa che mi colpisce è l’effetto di (apparente) azzeramento dell’incertezza, vale a dire della leggera sfocatura et confusione con lo sfondo che in condizioni normali hanno i contorni degli oggetti che vediamo. Supposta una realtà oltre lo schermo, la visione in HD la dà per assodata e la restituisce in dieci decimi di nitidezza: il televisore non è più un mezzo di lettura imperfetta della realtà, cioè con una capacità di definizione inferiore a quella dell’occhio umano, ma è diventato piuttosto un mezzo di scrupoloso accertamento della realtà & verità delle cose di cui si può solo prendere atto. Il nostro cervello non è più chiamato a completare, automaticamente et inconsciamente, immagini dalla risoluzione bassa e incompleta, come quelle della tv normale: non abbiamo alcuna parte attiva, non ci viene richiesto alcun lavoro di integrazione (cosa che il cervello sa fare benissimo), dobbiamo soltanto prendere passiva visione di quello che viene trasmesso, senza che da parte nostra sia necessaria alcuna integrazione. L’effetto complessivo che mi fa, a tre metri di distanza, è di respingimento.* Mi viene da allontanarmi un po’, mi sento spinto da dietro verso lo schermo e schiacciato su un’immagine che vedo troppo bene. Poi, una volta spenta la tv, ci si accorge che la realtà in cui viviamo non è in HD, che i contorni delle cose sono molto più confusi, la luce più incerta, i colori meno smaglianti: dunque la visione in HD non è «più realistica» e nemmeno «iper-realistica», è fantastica e «sur-definita», una finestra su un mondo parallelo e smagliante che non esiste, né è mai esistito. Con l’HD la televisione raggiunge lo status creatore di una versione del mondo migliore di quella in cui viviamo, implementa enormemente l’effetto incantatore e passivizzante che già possiede, togliendoci anche la certezza che quello che vediamo in tv non è che la pallida immagine della realtà: d’ora in poi tocca alla realtà essere solo una pallida immagine della tv. *Questo vale per le trasmissioni in diretta, diverso è il caso dei film d’epoca, metti in bianco e nero: lì la visione in HD sembra rendere al meglio la qualità della pellicola originale, come fosse proiettata, perfettamente a fuoco, su uno schermo bianchissimo.

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