Ascoltavo la rassegna stampa di Radio Tre, stamani alle sette e un quarto, come tutti i giorni (è uno dei modi in cui cerco di riprendere sonno), e apprendevo che Chiamparino-Sindaco-di-Torino afferma essere «fallito il progetto del PD» e che dunque sia meglio «tornare all’Ulivo».
Dunque, mi sono detto, il PD dovrebbe esplodere ri-frammentandosi nelle sue componenti originarie, che se non sbaglio erano i DS da un lato e la Margherita dall’altro, più scampoli vari di altre «forze» che non ricordo.
Sarebbe un recupero tardivo delle rispettive «matrici» social-comuniste e cattoliche?
Oppure cosa? E per fare cosa? E chi si prenderebbe la briga eventuale di andare a recuperare la «matrice» social-comunista? Ma probabilmente ho frainteso.
Non capisco niente di politica manovrata, non mi interessa, non ci arrivo, non ho mai votato un partito sulla base delle alleanze che intendeva stringere e forse nemmeno sulla base del programma di governo.
Probabilmente ho sempre votato su base ideologica, che in altre parole significa dare il voto ad una complessiva promessa di trasformazione/miglioramento in senso socialista della società in cui vivo.
Il che significa sul piano pratico tutta una serie di cose che adesso non elenco.
E soprattutto significa che mi piace che la risposta che di volta in volta si dà ai problemi insorgenti cerchi di essere coerente con un progetto complessivo che guardi al «futuro», altra parola non più scrivibile senza virgolette.
Progetto che, ancora in poche parole, significa: miglioramento e implementazione dell’azione pubblica a tutela di ciascuno di noi, in concomitanza con una moderazione più o meno accentuata dell’aspetto selvaggio dell’azione privata et capitalista e con un allargamento dei diritti civili e delle garanzie e delle libertà individuali nella più assoluta laicità dello Stato, eccetera.
Più schematico di così non mi riesce di essere.
In pratica è quello che una volta si chiamava un progetto socialdemocratico, parola oggi proibita.
Questo è il piano del discorso sui destini della società civile che mi interessa.
Cosa mi importa se un governo alza un po’ le tasse oppure le riduce oppure le lascia come sono, se di volta in volta non capisco a quale scopo questo viene fatto?
Tuttavia non parlo mai di politica, perché se lo faccio vado subito sopra le righe, alzo la voce, insulto, estremizzo e poi sono costretto a pentirmi e a chiedere scusa: quindi non metto mai le «mie idee» (non sono mie) a confronto con quelle degli altri.
Ed è per questo che mi dichiaro un «comunista interiore», dove per «comunista», a causa del consumo del linguaggio, deve intendersi «socialdemocratico» e dove per «interiore» deve intendersi che non dico mai a nessuno e fino in fondo quello che penso.
Dicevo quindi di questa crisi del PD.
È evidente che se dovessi votare sulla base delle mie convinzioni oggi non troverei un solo partito minimamente vicino ad un progetto socialdemocratico di società.
E infatti non voto più, perché intorno a me vedo solo partiti di centro, oppure di destra.
C’è il partito di centro catto-qualcosa che si chiama PD, guidato da ex dirigenti del PCI, che compete col partito di centro catto-liberal-fascio-populista che si chiama PDL, guidato da uno ricco & molto furbo coi capelli di plastica, che compete col partito di centro catto-e-basta che si chiama UDC, guidato da un morto vivente, che compete col partito di centro catto-giustizialista che si chiama IDV, guidato da un ex magistrato/ex poliziotto che ha problemi con l’italiano.
A destra c’è un partito territoriale, catto-popolar-razzista, che si rifà a fantomatiche radici pagane e si chiama Lega Nord, guidato da un ex comunista con paresi facciale e voce cavernosa, che raccoglie il consenso di molti ex-comunisti.
A sinistra non c’è quasi niente, tranne qualche formazione ri-fondatrice del comunismo, di recente passata all’ambientalismo, i cui giornali da decenni si rivolgono principalmente a due categorie sociali che non esistono più: gli operi e gli intellettuali, più ai secondi che ai primi.
Io non sono di centro e neanche di destra e neanche ambientalista e neanche genericamente «di sinistra».
Sono solo un eventuale sostenitore di un eventuale progetto tecno-laico & social-democratico di società, qualora ci fosse.
E sono decenni che voto contro qualcosa/qualcuno: contro i democristiani e i fascisti, contro il penta-partito, contro i socialisti, contro berlusconi.
Sono stufo, non posso più votare in questo modo, non posso più votare contro, oppure per il meno-peggio.
Voglio votare per qualcuno con cui condivido più di qualcosa, più di un vago comune sentire, quindi non voterò.
D’altra parte che mi cambia se alla Regione Lazio c’è una Polverini oppure una Bonino?
Che mi cambia se al governo c’è il PDL oppure il PD?
Cioè mi cambia sicuramente qualcosa, ma, se mi baso su quello che dicono oggi, come faccio a saperlo prima?
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