martedì 22 febbraio 2005

Mi riguardo Future perfect – Vintage futuristic graphics, Taschen 2002. È un repertorio molto colorato e molto interessante di immagini tratte da riviste americane che risalgono agli anni Quaranta e Cinquanta. Nel dopo-guerra sono cresciuto che il futuro era quella cosa lì, radioso, molto tecnologico, con invenzioni bellissime, molto poco probabili e spesso totalmente inutili. Aeromobili innanzi tutto, ma anche strade pensili, tapis roulant, cupole climatizzate, robot, cucine automatiche, case che ti salutano, realtà virtuale, viaggi e stazioni spaziali, mini-gonne (che divenne presto realtà, per fortuna, assieme ad una certa evoluzione dei costumi), tutine lucenti, con spalline in rilievo, eccetera. Presto queste visioni mostrarono le prime crepe. Ed ecco le narrazioni di società totalitarie e massificate, disumanizzate, alla Orwell per capirsi. Compare anche il mondo post-atomico, medievalizzato, inselvatichito, con la figura del mutante come protagonista principale. Negli anni Sessanta la paura della Bomba raggiunse l’acme e produsse futuri desolati di annientamento. Mi nutrivo di questa roba e ho seguitato a leggerla sino alla fine degli anni Ottanta, quando già regnavano Gibson e Sterling e il cyberpunk. Naturalmente il discorso sulle visioni verbo-visive del futuro è molto interessante e complesso, perché è una tra le più valide chiavi di lettura del presente e della fiducia che i viventi vi ripongono. La nostra idea del futuro è proiettiva ed è basata su indizi già presenti nella nostra vita, che a volte ci sembrano annunci. Di solito nessuno ci azzecca davvero. Nessuno, ma proprio nessuno di quelli che pre-figurano i futuri negli anni Sessanta, visioni dove era spesso presente il computer, riesce anche lontanamente ad immaginare l’evoluzione delle nano-tecnologie, il personal computer e tanto meno Internet. Fatto sta che adesso – non leggo più fantascienza e dunque può essermi sfuggito più di qualcosa – una visione organica del futuro, cioè di un mondo interamente immaginabile come derivato dal nostro per logica evoluzione, non è più disponibile. La paura della bomba sembra scomparsa o molto attenuata, ma nulla in realtà ci autorizza a questa rimozione, anzi. Anche le visioni cyberpunk di frammentazione globale, sia fisica che politica, sembrano in ribasso, ma un mondo dominato dalle multi-nazionali – dette oggi corporation - è invece molto plausibile, perché è già nei fatti da decenni. SIM, si leggeva sui documenti – sempre definiti “deliranti” - delle Brigate Rosse, cioè Stato Imperialista delle Multinazionali. Era davvero una visione delirante? Oppure è ancora oggi una modalità di lettura plausibile? La visione dei futuri si basa essenzialmente sul binomio: fiducia nella scienza-sfiducia nell’uomo, e le molte (quasi tutte) proiezioni correnti sono di questo tipo. Ma le visioni positive della mia infanzia, tutte luce e velocità e metallo e progresso, sono finite per sempre, senza essersi avverate, se non in qualche dettaglio.

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