venerdì 18 marzo 2005

Contro Sergio Leone

Vorrei fare una pausa, aprire una radura in queste tematiche para-politiche, per parlare male de Sergio Leone. Odio Sergio Leone, voglio dire i suoi film. I canali Mediaset li stanno di nuovo, lo fanno ciclicamente, trasmettendo a manetta. Ieri sera scanalando si beccava il faccione di Coburn, il solito primissimo piano col poro dilatato e una mano di stucco e cipria. Oppure l’orrida Cardinale con ciglia finte lunghe un metro. Le pause, i fischi, le scene topiche ( si fa per dire) sottolineate da Ennio Morricone, sonoramente ridondante e kitsch fino all’osso. A parte il suo stile – decantato, non capisco perché, da molti – la lesione più grave Sergio Leone la infligge al mito western, a questo genere cinematografico, agli attori stessi, come Henry Fonda, che quel genere avevano sostanziosamente contribuito a costruire. Leone involgarisce un cinema, i cui dilemmi sono tutti, e soltanto, ETICI, costruendolo su figure tutte, e soltanto, CINICHE, riportandolo cioè alla scala albertosordesca del nostro sentire nazionale, mai davvero contestata da nessuno. Sergio Leone sembra dire: non sono americano e ci rosico, ergo te smonto il western e te lo riduco a una poltiglia di conflitti per potere, il denaro e il sesso, in più aggiungo violenza gratuita e paesaggi improbabili. L’eroe western di questi lavori sarà solo una macchietta, una cosa consunta dalle movenze rococò. Trovò pubblico e ancora lo trova, per sostanziale sintonia di questo modo di vedere. Non a caso le reti di Berlusconi mandano questi film in continuazione: sotto sotto, sono manifesti ideologici perfetti.

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