mercoledì 23 marzo 2005

Mentre aumenta la desolazione per il paese orribile nel quale mi sono accorto di vivere – fino a qualche anno fa nutrivo ancora qualche speranza - intanto che leggiucchio svogliatamente il giornale, dove mi si avverte che la maggioranza sta, nell’indifferenza generale, rivoltando la Costituzione come un calzino e che il Presidente del Consiglio è ancora una volta indagato per corruzione in atti giudiziari – lui dice da Bruxelles che “in Italia se non sei gay o comunista ti perseguitano” – mentre una lista elettorale fascistica, sostenuta da firme palesemente false, viene ammessa lo stesso alle Elezioni Regionali e sotto sotto la sinistra squallidamente gongola perché la cosa leverebbe voti al presidente uscente, dalla pelle unta di grasso, Storasce Francesco, mentre anche mangiucchio un panino scaldato sulla piastra di un grosso bar dell’EUR, che vi ha lasciato sopra una crosticina di lerciume carbonizzato, insomma mi guardo intorno. Il bar è grande e pieno di gente in pausa pranzo. Fuori c’è il sole e i tavoli sono tutti pieni di impiegati e professionisti che mangiano, parlano, sollevano il mento e girano continuamente la faccia al sole. Sono orrendi. Per definirli con esattezza bisognerebbe usare un’espressione vetero-marxista, tipo soldatini del capitale. Mia nonna Annunziata molti anni fa li chiamava semplicemente quattrinari, ma non credo siano molto cambiati. Tutti li conosciamo, se ne vedono in giro ovunque, ma qui ce n’è davvero una concentrazione altissima. Questo pezzo di città nato per accogliere l’Esposizione Universale della Roma fascistica nel 1942, mai avvenuta, come si sa, divenne subito un centro direzionale ad alta densità di uffici, pubblici e privati. Qui i soldatini sono ovunque, abbronzati con occhiali neri fascianti, firmati, vestiti di grigio scuro con pantaloni a cicca e risvolto, scarpe gialle con punta a becco di papera, testa rasata e pizzo, nodone di cravatta su colletto compatto a punte divaricate, oppure camicia aperta su petto villoso e catena d’oro: sempre la solita roba, in fondo. Femmine anche loro color mattone, firmatissime con tailleur grigio scuro come i colleghi, tacchi alti, calze scure velate, qualche capetto finto serpente, o finto leopardo, o zebrato, occhiali scuri, sciampetto fatto di fresco, aria annoiata. Esibiscono una disponibilità sessuale di tipo prestazionale, da porno attori che si siano appena rivestiti, e una specie di severità sexy, quasi professionale e sado-maso, nel colore degli abiti, nello sguardo sempre sfuggente e occultato dalle lenti scure, nei pelami rasati e nelle abbronzature terra cotta perenni. In giro vedi solo due formati di automobili: o macchinoni alfa-bmw-mercedes-lancia, oppure smart, anche se il gippone nero è molto in voga. In mezzo a questi, che direi rampantini tutti tesi e toccati di nervi, in sorda lotta tra loro, età tra i trenta e i quaranta, si aggira una vecchia e pericolosa razza autoctona di quattrinari e manovratori smagati, più vecchi, forse professionisti, costruttori, avvocati, architetti intorno ai sessant’anni, che discorrono pacatamente tra loro in gruppetti di due o tre, impassibili e rilassati, con voce lenta e pesante, dialettale. Hanno i loro bei borsoni di pelle lisa pieni delle ricevute accumulate durante la giornata, con tutta quella bell’IVA da scaricare, e poi contrattini su carta bollata da firmare pagina per pagina, rogiti, fideiussioni, mappe catastali, pro memoria, prospetti riassuntivi, quadri finanziari, eccetera. Lo so perché spesso li sfoderano e li scartabellano sui tavolini del bar dove numerosi sono quelli che lavorano, discutono, concludono. Questi probabilmente sono i padri, esperti navigatori del nulla, cresciuti nei circoli sportivi a suon di doppi sensi e scherzi tra uomini. Qui vedi due o più generazioni in successione, dedite allo stesso compito - forse con modalità diverse, forse persino con differenze culturali, ma di dettaglio: fare più soldi, sicuramente difendere i soldi fatti, mantenere il potere e il sistema di relazioni già costruito o in via di costruzione, guardarsi attorno continuamente per capire che aria tira e come conviene posizionarsi, eccetera. Mi sembra di sapere cosa pensano, padri e figli, ma certamente sbaglio. Di sicuro sono schematico se immagino che non gliene freghi un cazzo della Costituzione e di chi è al governo – di sicuro prima votavano DC e adesso centro destra o chiunque altro convenga, purché non intralci i loro affari - e di quanta democrazia c’è nel paese e se l’informazione è libera oppure no. Prendo certamente un abbaglio se immagino che se ne fottano completamente di tutto e tutti, dediti in ogni cosa ai loro traffici, completamente fermi da generazioni sulle stesse posizioni, vivono negli stessi quartieri degli stessi privilegi, vanno in vacanza negli stessi posti, si accoppiano e si sposano tra loro e allevano i figli e le figlie a loro precisa e perfetta immagine. Impassibili, inerti, non trasformabili, viaggiano nel tempo sempre uguali a sé stessi, una generazione dopo l’altra.

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