giovedì 3 marzo 2005

Sulla pace, genericamente

Il Diritto alla Pace inserito nel pacchetto dei Diritti Umani & Civili fondamentali, imprescindibili, che di solito stanno dentro la costituzione di un paese democratico. Questo dovrebbe essere l’obbiettivo di ogni pacifismo, al di là delle solite, un po’ fastidiose, giaculatorie che vedono saldarsi nella riprovazione generica, sia i sinistri post-marxisti, che i destri cattolici di sempre. L’ambiguità e la debolezza del pacifismo stanno nel voler ottenere un generico e cosmico (e altamente improbabile) volemose bbene, che avrebbe come conseguenza la fine delle guerre. Mentre l’obbiettivo non è il volersi bene, o la fine della guerra. L’obbiettivo è che nessuno di noi, esseri umani, deve essere costretto, mai, a dover mettere in gioco l’integrità del proprio corpo e la propria vita per una qualsivoglia causa. La nuova norma civile, democratica, suonerebbe più o meno così: “Nessuno ha il diritto, in nessuna circostanza, di utilizzare il corpo, l’incolumità e la vita umana come strumenti per qualsivoglia fine o controversia”. Sarebbe come dire che nessun uomo, per quanto potente sia, può mandare un altro essere uomo – che sia o no consenziente – ad ammazzare e a farsi ammazzare, in qualsiasi luogo e per qualsiasi motivo Unica eccezione ammissibile – con molte cautele e molti distinguo - a questo principio sarebbe la necessità di difesa e altre situazioni simili, eccetera, esattamente come può avvenire per gli altri Diritti Civili, che possono essere sospesi in caso di emergenza. Insomma, il Pacifismo deve tendere ad introdurre i suoi principi nel pensiero democratico corrente, con l’obbiettivo finale di farli Norma. Per far questo, a rigor di logica, non sarebbe nemmeno necessaria la parola “pace”, perché l’obbiettivo non sarebbe la “pace”, ma la fine dell’antico e finora indiscusso costume di usare il corpo umano come oggetto/soggetto di violenza politica e militare. Insomma la Pace come Diritto Civile, individuale, inalienabile.

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