lunedì 25 aprile 2005

Sonny Liston

Sonny Liston, il negro cattivo, violento, primitivo, analfabeta, con un pugno terrificante. Sfondava gli zigomi agli avversari, demoliva arcate e setti facciali. Spaccava mascelle. Qualcuno chiedeva la rivincita, persino. La tesi di Tosches è che il primo incontro con Cassius Clay – iniziò come negro buono e finì come musulmano, nero e cattivo - fosse truccato, solo una combine per far vincere Clay. E il secondo pure. Clay non ne sapeva nulla, afferma, fu una partita che si giocò tra i manager di Liston e Liston stesso. Soldi, naturalmente. Profumo di spezie che dici subito indiane. Curry, forse. È nel vento che spazza le svolte su questa strada. Guardare prima a destra, poi a sinistra, è come al solito contro intuitivo. Contro natura quasi. Provoca un senso di spaesamento. Prima di Clay, Floyd Patterson - campione del mondo dei medi e negro buono, elegante, colto, gentile - aveva ceduto il titolo a Sonny in poco più di due minuti. La rivincita l’aveva persa: sempre per KO, sempre in due minuti. Che aveva mai di speciale quel Clay? Niente, sostiene Nick Tosches (Il diavolo e Sonny Liston, Milano 2005), proprio niente. Cioè niente che potesse metterlo davvero in grado di battere Liston. Tipi bassi, pesanti e scuri di pelle, con in testa quei copricapo a tortina, bianchi. Negozi che vendono paccottiglia bangla e camicioni grigiastri acrilici, friggitorie deserte, in vetrina mucchi di cose unte in pastelle dorate. Mattoni britannici ovunque, case basse, vecchie fabbriche, locali con tavoli all’aperto, ragazze senza calze. Oltre i tetti delle case, le torri bizzarre della City. Secondo Tosches nessuno, in quel momento della storia della boxe, poteva davvero battere Liston. Il negro buono e quello cattivo. Nelle Olimpiadi del ‘68 a Città del Messico due atleti neri salgono sul podio e alzano il pugno guantato dei Black Panthers: il negro cattivo, dopo l’omicidio del reverendo King, prevale su quello buono. Ma Sonny era un’altra cosa, era pre-politico, basico. Fa notte tardi qui, i crepuscoli si estenuano per ore nel blu sempre più intenso e ora si alza un vento freddo. Cammini veloce, quasi per sottrarti al senso di minaccia che viene dal cielo. Guardare prima a destra, poi a sinistra. La gente in strada diminuisce, tutti vogliono trovarsi all’interno di un edificio, seduti a mangiare qualcosa. Vivere facendo cose estetiche, tracciando linee che abbiano un significato, per te. Per gli altri. Rifletterci continuamente. Continuamente tornare lì, al quel tavolo, al lavoro. Il presente & il futuro.

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