lunedì 16 maggio 2005

Perhaps

Leggo che a Bergamo, il venti e il ventun maggio prossimi, si terrà un convegno internazionale di ontologia intitolato On what (perhaps) there is – Su ciò che (forse) c’è. Concordo con chi dirà: facile ironizzare su un titolo così. Ma devo confessare che lo trovo bellissimo e che, se vivessi a Bergamo o nei paraggi, ci andrei. E però, per altro verso e cedendo al mio coté volgare e “romano”, mi è difficile astenermi da un rozzo commento da homo faber, quale in fondo sono. A questo convegno partecipano studiosi che vengono anche da molto lontano, tipo dagli USA. Per arrivare a Bergamo prenderanno aerei e treni, automobili, linee metropolitane, useranno scale mobili, tapis roulant, ascensori, eccetera. A tutte queste macchine e mezzi di trasporto affideranno la loro incolumità e la loro vita. Lo faranno tranquillamente, senza pensarci su troppo, come facciamo tutti. Senza riflettere sul fatto che, se i costruttori di quelle macchine e quei dispositivi, si fossero posti la stessa (legittima) domanda sulla quale tra pochi giorni si interrogherà il convegno, loro a quel convegno non ci sarebbero mai arrivati. Si muoveranno - con in testa i loro rovelli e magari apponendo gli ultimi ritocchi alle loro relazioni nelle sale d’aspetto degli aeroporti di mezzo mondo, sui treni e sugli aerei – si muoveranno, dicevo, in mezzo a gente assolutamente certa dell’esistenza di un mondo oggettivo e conoscibile, fatto di oggetti identificabili, come tazza e piattino e scopa e pavimento e cloche, flaps, cemento delle piste, manubri e volanti e pulsanti, eccetera. Tutti enti assolutamente e normalmente usabili e definibili, per i più. Ma non per loro, cioè per gli umani, pochissimi, che si stanno recando a quel convegno, che ha già nel titolo la parola perhaps, forse. Aggiungo: il mondo che i filosofi in viaggio percorreranno è, nella grande maggioranza, convinto che oltre la realtà, la dura realtà, esista una sovra-realtà, un mondo soprannaturale di enti superiori, occupati per lo più a rivederci le bucce. La filosofia può esistere solo se le sono garantite le necessarie condizioni di sopravvivenza, un ambiente di materia inerte e isolante, fatto di cervelli convenzionali e operosi, che la mantenga in vita. Insomma un perimetro protettivo, costituito da non-filosofi che danno il mondo per certo e lo costruiscono, intanto che i filosofi lo pensano. Detto questo, ospiterei volentieri su questo blog un resoconto del convegno, se qualcuno dei suoi pochi frequentatori ha modo di andarci.

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