lunedì 12 luglio 2010

Ho un problema con le fotografie, anzi con la macchina fotografica. Ce l’ho posata sul tavolo di lavoro e di solito è meglio che ce la lasci, perché quando la prendo in mano mi sembra che tutto quello che vedo sia degno di uno scatto, anzi di più scatti. Tutto ciò che generalmente non mi dice nulla, se impugno la Canon compatta improvvisamente diventa significativo. Se dico tutto, intendo tutto. È come se l’intero universo visibile stia per scomparire e io mi debba affrettare a ritrarlo per eventuali posteri. Preferisco soggetti non umani e, eccettuati i pesci e gli insetti, non animali. Mi piacciono le cose, semplicemente. Panchine e cestini dei rifiuti, pali della luce, sedie e tavoli dei ristoranti, dei bar, condizionatori d’aria, infissi, tazze di caffè, bottiglie, bicchieri. Poi le ringhiere i particolari architettonici, specie quelli insignificanti, brutti, senza senso. Muri, intonaci, finestre, particolari di quadri nei musei. Imbarcazioni, navi, i particolari delle navi, eccetera. Un soggetto molto amato sono i cessi, orinatoi e tazze di cesso, molto plastici. Quando poi le riguardo, le foto di tutta questa roba mi sembrano una schifezza.

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