domenica 22 agosto 2010

Brevi aggiornamenti sur bios intorno a noi

Ieri eravamo in sei alla spiaggetta in fondo al paese, posto dove andiamo quando la pigrizia vince (ci riesce spesso) sulla voglia di passare molte ore al sole e al vento di una spiaggia lontana. Non appena in acqua mi sento toccare un ginocchio. Leggermente, come un lieve pizzicotto. Dopo poco un altro tocco, stavolta sulla coscia. Accanto a me Gigi dice: che c’è qua sotto? c’è qualcosa che mi tocca. È vero, confermo: medusa? Non so, dice lui, medusa brucerebbe. C’è qualcosa che mi sta pizzicando. Vado a prendere la maschera. Dopo qualche minuto di osservazione alza la testa e dice: è un pesce, un saraghetto! Non ci credo. Indosso anch’io maschera e boccaglio e mi situo nello stesso punto e nella stessa posizione di prima: eccolo qui, non è più lungo di dieci centimetri, si avvicina alle mie gambe, le annusa, le esamina e poi all’improvviso addenta. Zac. Mai visto un sarago comportarsi in questo modo. Oggi ci sono tornato. L’ha rifatto. Non era solo, in giro c’erano altri pesci, due piccole occhiate, una donzella, altra roba minuta, una triglia. Ma l’unico mordace era lui. Più tardi sotto la pergola di una trattoria ho notato da lontano (potenza dei miei multifocali) alcune formiche al lavoro su un muro bianchissimo alto quattro metri almeno e non del tutto liscio. Trascinavano un insetto, tipo una grossa mosca, parecchio più grande di loro, morto stecchito. A. si è alzata ed è andata a vedere da vicino. Sono in quattro, ha detto, una lo trascina per la testa, una spinge sull’addome e le altre due formiche tirano un’ala per ciascuna. Tutto questo lavoro lo stavano facendo in verticale. Come fanno? Ha chiesto A. Pare che a quella scala dimensionale la gravità non si senta quasi più, e comunque sulla gravità prevalgono altre forze, come la forza di coesione molecolare. Che vuol dire? Non lo so con precisione, ho letto così. Intanto quelle seguitavano a tirare su, centimetro per centimetro la loro preda. A un certo punto si è aggiunta una quinta formica che passava di lì. Piano piano hanno finito il lavoro, accelerando nell’ultimo mezzo metro, quasi sapessero che ormai era fatta. Poi il gruppo ha scapolato la sommità del muro ed è sparito. Dove lo porteranno? Ha chiesto A. Avranno un nido da qualche parte. Sono dominate dal principio del lavoro, della fatica, del sacrificio.

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