giovedì 28 ottobre 2010

«Non so come sia successo. Ti giuro che non lo so. Una frazione di secondo. Ho preso la cuspide del guardrail dritto per dritto. Un frontale pieno. Il guardrail è salito fin quasi sulla cappotta. Non mi ricordo niente. Stavamo entrando nell’area di servizio. Andavamo in montagna, tutta la famiglia. Ero stanco e mentre imboccavo la corsia di immissione nell’area di servizio ho pensato Adesso ci fermiamo un po’ nel parcheggio e mi faccio un paio d’ore di sonno. Ho pure pensato Che bello, si vedono le montagne, così domattina all’alba, quando ci sveglieremo per ripartire, saranno tutte rosa. Dev’essere in quel momento che mi sono addormentato. Un colpo di sonno istantaneo, fulminante, come un’anestesia, non mi ricordo niente. Mia moglie dormiva e anche i ragazzi dietro. Ho pensato quella cosa sulle montagne e un attimo dopo mi sono ritrovato piantato contro il guardrail, la macchina distrutta. Una botta tremenda. Non ci siamo fatti male, solo qualche contusione. Ma è stata una cosa tremenda, sono passati otto mesi e faccio ancora fatica a parlarne. Forse quando ho cominciato ad accostare per immettermi nell’area di servizio già dormivo. Fortuna avevo ridotto la velocità, ma eravamo sempre sui settanta, ottanta all’ora. Ci ha salvato la macchina. Una vecchia Volvo. Ha retto la botta frontale, si è distrutta, ma ci ha salvato. Ne ho presa un’altra uguale, stesso modello.».

Nessun commento:

Posta un commento